Rock'n'Rolles De Chiquillos
Artista
Sofia Ellar
Testo Rock'n'Rolles De Chiquillos
seduta in questa panchina dove un giorno ci siamo promessi,
che nessuno ci cambierà, che saremo gli stessi.
che dare quattro calci a un pallone fu il tuo destino,
che io ti scrivevo questa canzone in un sospiro...
i tuoi diciassette ottobre innocenti, ben viziati,
la mia voglia di volerti tradotta in abbracci,
di film, coperta, rock'nrolles di piccoli,
di quel primo amore che mi rubò il sentimento.
E passano gli anni,
e torni a bussare qui alla mia porta,
mi dici che sono sempre stata la tua cenerentola,
e che è il mio profumo la cosa che tanto desideri,
che già sei stanco di principesse morte,
che vogliono rubarti la vita,
comprarsi tutto e tu strisci la visa,
ti giurano le loro labbra e ti amano di fretta,
promesse perse...
ricordo di quella panchina dove un giorno coincidemmo,
dopo tanti anni un estate abbiamo chiuso.
in un momento tornasti a pensare a quello che avevi perso,
hai fatto scoppiare di nuovo il mio cuore ferito.
e quanto tonta sono stata che ritornano i miei sentimenti,
di un altro stupido calcio perso nell'oblio,
che tu lo hai violato,
che ora non sei lo stesso,
che il mondo di li fuori ti sta facendo perdere.
E passano gli anni,
e torni a bussare qui alla mia porta,
mi dici che sono sempre stata la tua cenerentola,
e che è il mio profumo la cosa che tanto desideri,
che già sei stanco di principesse morte,
che vogliono rubarti la vita,
comprarsi tutto e tu strisci la visa,
ti giurano le loro labbra e ti amano di fretta,
promesse perse...
e torno a perdere,
mi gioco le carte con te,
forse il Joker è il tuo peggior nemico,
che mi da le spalle e comincia a piovere.
e sono tornata a cadere,
attraverso il tuo cammino,
Questa notte fuggo dagli sprechi e dal vino...
E passano gli anni,
E continuo seduta nella panchina,
Parlando con la luna che ha ascoltato questo pianto,
Un ragazzo, una ragazza pieni di fascino,
Nemmeno Ibiza, ne le barche...
che nessuno ci cambierà, che saremo gli stessi.
che dare quattro calci a un pallone fu il tuo destino,
che io ti scrivevo questa canzone in un sospiro...
i tuoi diciassette ottobre innocenti, ben viziati,
la mia voglia di volerti tradotta in abbracci,
di film, coperta, rock'nrolles di piccoli,
di quel primo amore che mi rubò il sentimento.
E passano gli anni,
e torni a bussare qui alla mia porta,
mi dici che sono sempre stata la tua cenerentola,
e che è il mio profumo la cosa che tanto desideri,
che già sei stanco di principesse morte,
che vogliono rubarti la vita,
comprarsi tutto e tu strisci la visa,
ti giurano le loro labbra e ti amano di fretta,
promesse perse...
ricordo di quella panchina dove un giorno coincidemmo,
dopo tanti anni un estate abbiamo chiuso.
in un momento tornasti a pensare a quello che avevi perso,
hai fatto scoppiare di nuovo il mio cuore ferito.
e quanto tonta sono stata che ritornano i miei sentimenti,
di un altro stupido calcio perso nell'oblio,
che tu lo hai violato,
che ora non sei lo stesso,
che il mondo di li fuori ti sta facendo perdere.
E passano gli anni,
e torni a bussare qui alla mia porta,
mi dici che sono sempre stata la tua cenerentola,
e che è il mio profumo la cosa che tanto desideri,
che già sei stanco di principesse morte,
che vogliono rubarti la vita,
comprarsi tutto e tu strisci la visa,
ti giurano le loro labbra e ti amano di fretta,
promesse perse...
e torno a perdere,
mi gioco le carte con te,
forse il Joker è il tuo peggior nemico,
che mi da le spalle e comincia a piovere.
e sono tornata a cadere,
attraverso il tuo cammino,
Questa notte fuggo dagli sprechi e dal vino...
E passano gli anni,
E continuo seduta nella panchina,
Parlando con la luna che ha ascoltato questo pianto,
Un ragazzo, una ragazza pieni di fascino,
Nemmeno Ibiza, ne le barche...